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domenica 23 agosto 2009

La vita artificiale scoperta da Venter ha un sapore molto finanziario...

[ 21 agosto 2009 ] Economia ecologica | Rifiuti e bonifiche


La vita artificiale scoperta da Venter ha un sapore molto finanziario...
Marcello Buiatti: «Il fine reale di queste mirabolanti operazioni è non tanto di guadagnare sul prodotto ma dalle operazioni che puoi fare sul mercato azionario e dalle royalty che derivano dall'avere i brevetti»


LIVORNO. L'ultimo scoop di Craig Venter, il biologo americano famoso alle cronache per aver anticipato di un soffio al progetto Genoma umano la sequenza del Dna, è stata pubblicata su Science e riguarda la creazione in laboratorio di un batterio su cui è stata trasferita l'intera sequenza cromosomica di un lievito.

Quindi su una cellula procariote , ovvero una priva di un nucleo ben definito e delimitato dalla membrana come quella di un batterio è stato trasferito il genoma di un eucariote, in questo caso un lievito, ovvero di un organismo (mono o pluricellulare) dotato di un nucleo delimitato da membrana e di altri organuli cellulari.

Come la solito si parla già di nuovi passi verso la vita artificiale e come al solito questa scoperta è destinata a far discutere, anche per le possibili applicazioni che potrebbe avere.

Ma a cosa serve davvero l'aver messo a punto un organismo di questo genere? Lo abbiamo chiesto a Marcello Buiatti, genetista di chiara fama internazionale.

«E' sicuramente una scoperta interessante da un punto di vista tecnico e scientifico, perché è una estensione della normale ingegneria genetica. Già si sapeva che se metti geni di un organismo in un altro organismo questi si esprimono nell'organismo che li ha ricevuti ed è una tecnica ampiamente usata nei batteri. Quindi è interessante per le tecniche usate ma non ha niente di sensazionale e soprattutto non si è creata la vita e quindi non c'è niente di mistico».

Si dice che questi batteri potranno servire per applicazioni importanti.
«L'ingegneria genetica sui batteri con funzioni importanti si fa già dagli anni '70 e dal 1985 si produce insulina attraverso l'introduzione del gene umano che ne è alla base su un batterio. Si sono avuti successi e buone applicazioni almeno in 20 o 30 casi, ma si tratta sempre di far produrre ad un batterio una proteina inserendo nel suo genoma il gene che sta alla base della sua produzione. Se vai a mettere più geni in un batterio non vedo quali possano essere le applicazioni imminenti, perché in questo caso il risultato non è la somma ma l'interazione che ne può scaturire e questa va conosciuta molto bene, così le interazioni che un batterio del genere potrebbe avere con gli altri organismi con i quali viene messo in contatto. E qui nasce il problema ambientale».

Quindi l'ipotesi di creare batteri che potrebbero servire per bonificare siti inquinati non è così semplice?
«Di batteri in natura capaci di disinquinare già ne esistono e vengono utilizzati, come nel caso della contaminazione da petrolio. Ma se immetti un nuovo organismo di cui non conosci le caratteristiche di interazione con l'ambiente circostante puoi operare uno stravolgimento peggiore di quello che cerchi di risolvere. Bisogna sapere le interazioni che questo può provocare con l'ecosistema in cui lo immetti, se può essere invasivo, se può stravolgere la catena trofica. E' una strada che è stata percorsa per ottenere le armi biologiche e non ha portato nulla di buono».

Ma allora quale può essere l'interesse per fare questo genere di ricerche?
«Oltre a quella di mettere a punto tecniche molto interessanti dal punto di vista scientifico e di studiare le interrelazioni tra procarioti ed eucarioti, che non mi sembrano però gli obiettivi prioritari di Craig Venter, che ho conosciuto e quindi lo posso dire, l'interesse è quello di ottenere brevetti e quotazioni su Nasdaq».

Quindi un interesse di natura finanziaria?
«Il fine reale di queste mirabolanti operazioni è infatti quello non tanto di guadagnare sul prodotto ma dalle operazioni che puoi fare sul mercato azionario e dalle royalty che derivano dall'avere i brevetti. Un'operazione come questa di brevetti può farne registrare almeno un centinaio e quindi ha un valore economico importante. Così come l'effetto mediatico ha l'effetto di far alzare i titoli azionari. Venter è molto bravo sia come tecnico che come finanziere. Il punto importante da evidenziare, in questo come in altri casi, è che quando metti a punto ricerche che non sono direttamente dannose, ma che hanno un alto valore simbolico da un punto di vista della finanza si continua a perpetrare un modello di finanziarizzazione dell'economia che ha mostrato in maniera evidente con l'ultima crisi globale che è un modello che non funziona e che andrebbe radicalmente cambiato».

Lucia Venturi

http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=673

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