SCIENZA E TECNOLOGIA

ARTICOLI E DOCUMENTI RIGUARDO SCIENZA E TECNOLOGIA-NOTIZIE DELLE ULTIME SCOPERTE SCIENTIFICHE-LA SCIENZA VISTA CON LUCE CRISTIANA

domenica 12 agosto 2012

FISICA: AL CNR MISURATA LA FORMA DELLA LUCE

Fisica Al Cnr misurata la forma della luce 02/08/2012 Come l'acqua in uno dei romanzi di Andrea Camilleri, anche la luce non ha una forma propria ma assume quella del 'recipiente' che la contiene. In particolare, un qualsiasi stato quantistico della luce non è altro che una maniera specifica di occupare questo 'contenitore vuoto', il cosiddetto 'modo', che descrive la forma spaziale e temporale del campo elettromagnetico. Come l'acqua in uno dei romanzi di Andrea Camilleri, anche la luce non ha una forma propria ma assume quella del 'recipiente' che la contiene. In particolare, un qualsiasi stato quantistico della luce non e' altro che una maniera specifica di occupare questo 'contenitore vuoto', il cosiddetto 'modo', che descrive la forma spaziale e temporale del campo elettromagnetico. Per la prima volta è stata misurata la 'forma' della particella della luce, ilfotone. Il risultato si deve a un gruppo di ricerca italiano dell'Istitutonazionale di ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Sesto Fiorentino(Ino-Cnr), guidato da Marco Bellini e Alessandro Zavatta. Il lavoro, che aprela strada a nuovi schemi di codifica dell'informazione quantistica per icomputer del futuro, è in corso di pubblicazione sulla rivista Physical ReviewLetters.I ricercatori hanno dimostrato una tecnicache unisce per la prima volta concetti dell'ottica quantistica e dell'otticaultraveloce, per misurare e analizzare la forma di stati quantistici luminosidella durata di poche decine di femtosecondi.''Per esempio, un singolo fotone,che corrisponde al riempimento del 'contenitore' con un solo quanto dieccitazione, può assumere infinite forme diverse a seconda del modo cheoccupa'', osserva Bellini. ''La maggior parte delle possibili applicazionidelle proprietà quantistiche della luce a nuove tecnologie quali comunicazione,computazione o metrologia quantistica - prosegue - dipende dalla perfettaconoscenza di tale forma''. Se non si possiede tale conoscenza, manipolare,rivelare e utilizzare gli stati quantistici di luce diventa poco efficiente oaddirittura impossibile.Dopo aver misurato la forma del fotone, i ricercatorihanno dimostrato come utilizzare questa capacità per nuovi schemi dicodifica dell'informazione quantistica. ''Se si assegnano alle varie formeassumibili dal fotone le diverse lettere dell'alfabeto - spiega il ricercatore- saremo poi in grado di leggere non soltanto tali lettere, ma anche tutte leloro sovrapposizioni quantistiche. La possibilità di utilizzare questo metodoper la comunicazione quantistica, offrirebbe enormi vantaggi rispetto aglischemi standard di codifica delle informazioni quantiche basati sui cosiddetti'qubit', cioè su un 'alfabeto' con due soli possibili stati di polarizzazionedella luce''. Come l'acqua in uno dei romanzi di Andrea Camilleri, anche la luce non ha una forma propria ma assume quella del 'recipiente' che la contiene. In particolare, un qualsiasi stato quantistico della luce non è altro che una maniera specifica di occupare questo 'contenitore vuoto', il cosiddetto 'modo', che descrive la forma spaziale e temporale del campo elettromagnetico. Per la prima volta è stata misurata la 'forma' della particella della luce, ilfotone. Il risultato si deve a un gruppo di ricerca italiano dell'Istitutonazionale di ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Sesto Fiorentino(Ino-Cnr), guidato da Marco Bellini e Alessandro Zavatta. Il lavoro, che aprela strada a nuovi schemi di codifica dell'informazione quantistica per icomputer del futuro, è in corso di pubblicazione sulla rivista Physical ReviewLetters. I ricercatori hanno dimostrato una tecnicache unisce per la prima volta concetti dell'ottica quantistica e dell'otticaultraveloce, per misurare e analizzare la forma di stati quantistici luminosidella durata di poche decine di femtosecondi. ''Per esempio, un singolo fotone,che corrisponde al riempimento del 'contenitore' con un solo quanto dieccitazione, può assumere infinite forme diverse a seconda del modo cheoccupa'', osserva Bellini. ''La maggior parte delle possibili applicazionidelle proprietà quantistiche della luce a nuove tecnologie quali comunicazione,computazione o metrologia quantistica - prosegue - dipende dalla perfettaconoscenza di tale forma''. Se non si possiede tale conoscenza, manipolare,rivelare e utilizzare gli stati quantistici di luce diventa poco efficiente oaddirittura impossibile. Dopo aver misurato la forma del fotone, i ricercatorihanno dimostrato come utilizzare questa capacità per nuovi schemi dicodifica dell'informazione quantistica. ''Se si assegnano alle varie formeassumibili dal fotone le diverse lettere dell'alfabeto - spiega il ricercatore- saremo poi in grado di leggere non soltanto tali lettere, ma anche tutte leloro sovrapposizioni quantistiche. La possibilità di utilizzare questo metodoper la comunicazione quantistica, offrirebbe enormi vantaggi rispetto aglischemi standard di codifica delle informazioni quantiche basati sui cosiddetti'qubit', cioè su un 'alfabeto' con due soli possibili stati di polarizzazionedella luce''. http://www.gazzettadelsud.it/news/home/6990/Al-Cnr-misurata--la-forma-della-luce.html

domenica 30 agosto 2009

Influenza A, il virus si fa più aggressivo

l'h1n1 è il virus influenzale dominante nel mondo
Influenza A, il virus si fa più aggressivo
Attaccherà direttamente i polmoni, anche di persone perfettamente in salute e porterà complicazioni
MILANO- Il peggio deve ancora arrivare. Almeno per quel che riguarda l'influenza A. Lo spiega l'Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui il virus si fa molto più aggressivo e attaccherà direttamente i polmoni, anche di persone perfettamente in salute, e richiederà un trattamento ospedaliero molto costoso.

L'ALLARME- L’Oms ha avvertito ieri che il virus A/H1N1, che ha provocato circa 2.200 morti in 177 Paesi, è diventato il virus influenzale dominante nel mondo, soppiantando ormai quello dell’influenza stagionale. L’Organizzazione ha sottolineato, in una nota, che in diversi luoghi dove l’epidemia si è diffusa «il virus pandemico H1N1 ha rapidamente preso piede ed è diventato il ceppo dominante di influenza nella maggior parte del mondo». L’Oms definisce «probabile» la dominazione del virus H1N1 questo inverno. Secondo gli ultimi dati, l’influenza A, dichiarata prima pandemia del ventesimo secolo l’11 giugno scorso, ha ucciso almeno «2.185 persone» e provocato 209.438 contagi in 177 Paesi.

http://www.corriere.it/cronache/09_agosto_29/influenza_oms_%20allarme_9b063d50-9484-11de-aa5b-00144f02aabc.shtml

Densitometria Ossea: un aiuto contro l’osteoporosi

Densitometria Ossea: un aiuto contro l’osteoporosi

Giuso R., Mondavio M., Ragusa G. News ASL 22 Regione Piemonte, 1997; Anno 1 N.1



Risultati e considerazioni dopo un anno di attività dell’ambulatorio di Densitometria di Acqui Terme.



La valutazione strumentale dell’0sso nell’osteoporosi viene effettuata mediante varie metodiche denominate Mineralometria Ossea Computerizzata (M.O.C.) o Densitometria ossea.

Tra queste le più diffuse sono: la mineralometria a singolo raggio fotonico, a doppio raggio fotonico, la densitometria a raggi X, la mineralometria mediante TAC.

Tali metodiche misurano la densità minerale dell’osso che è correlata con la massa ossea inversamente proporzionale al rischio di frattura.

La “densitometria” ossea ad ultrasuoni è la tecnica di più recente introduzione; a differenza di altre metodiche permette di valutare anche la “qualità” dell’osso ( le altre misurano solo la quantità) e presenta il notevole vantaggio di non utilizzare radiazioni e quindi non è pericolosa per il paziente e per l’operatore.

Le indicazioni ad eseguire tale indagine sono rappresentate dalla menopausa, dall’età senile, dalle fratture, dalla presenza di altri fattori di rischio per l’osteoporosi (farmaci, immobilizzazione ecc.) e da malattie in cui si può associare osteoporosi secondaria.

L’esame si effettua a livello del calcagno: la velocità degli ultrasuoni e la caratteristiche dell’onda ultrasonora sono proporzionalmente modificate dalla struttura ossea in caso di alterazioni quantitative e qualitative.



Il funzionamento dell’ambulatorio di “Densitometria” ad ultrasuoni.



L’ambulatorio di “densitometria” ad ultrasuoni, annesso al Modulo di Reumatologia, all’ambulatorio di Endocrinologia e gestito dalla Divisione di Medicina generale, è operativo dal mese di settembre del 1996.

E’ stato così possibile per gli utenti dell’ASL 22 (prevalentemente per quelli residenti nell’acquese e nell’ovadese) usufruire di un nuovo servizio precedentemente mancante e per il quale erano costretti a rivolgersi ad altre strutture pubbliche e/o private della provincia, della regione ed anche con disagi facilmente immaginabili.

L’esecuzione dell’indagine viene preceduta da un’anamnesi generale e particolare orientata nella ricerca mirata a fattori di rischio dell’osteoporosi.

Successivamente si procede alla visita, alla misurazione del peso e dell’altezza per il calcolo dell’indagine dell’indice di massa corporea.

Il risultato dell’esame viene espresso come nelle altre indagini per l’osteoporosi in T-score (confronto con i giovani adulti al picco di massa ossea) ed in Z-score ( confronto con i coetanei). Il dato ottenuto viene interpretato dall’operatore che tenendo conto delle caratteristiche del paziente è in grado di dare un indirizzo terapeutico e se necessario consigliare un approfondimento diagnostico.

In particolare viene sottolineata l’importanza della dieta e dell’esercizio fisico consegnando ai pazienti schemi dietetici e materiale contenente consigli sulle abitudini di vita e sui comportamenti da tenere.

Poiché l’approccio all’osteoporosi è interdisciplinare spesso vengono consultati altri specialisti ( fisiatra, ginecologo, ortopedico, ecc. oltre che naturalmente il reumatologo e l’endocrinologo) con i quali ormai esiste una proficua collaborazione.

Inizialmente l’ambulatorio si svolgeva in una sola seduta settimanale, successivamente portata a due, a causa della elevata domanda, allo scopo di ridurre i tempi di attesa (attualmente è allo studio la possibilità pratica di arrivare a tre sedute settimanali da questo autunno).



Risultati



Nel primo anno di attività sono stati sottoposti a densitometria ad ultrasuoni 728 pazienti (dei quali 588 esterni e 240 interni ricoverati in ospedale) tra i quali sono stati nettamente preponderanti quelli di sesso femminile (705 pari al 96,8%). A tutti i pazienti è stato dato un indirizzo terapeutico comprendente dieta e/o farmaci (in particolare estrogeni, bisfosfonati, vit D, calcio, anabolizzanti, analgesici ecc.).

A 226 pazienti (31%) è stata considerata consulenza specialistica ed a 352 (46%) un ulteriore approfondimento diagnostico mediante il dosaggio dei marker biochimici dell’osteoporosi (calcio, fosforo, isoenzima osseo della fosfatasi alcalina, desossipiridinolina urinaria).

I medici addetti hanno presentato le loro esperienze e i loro risultati in alcuni congressi nazionali: congresso nazionale della società italiana di Reumatologia, seminario di studi reumatologici, congresso nazionale della società italiana dell’osteoporosi e in alcuni corsi di aggiornamento per gli operatori sanitari dell’ASL (Reparto ospedaliero – Laboratorio di Analisi – Territorio insieme per l’interesse del cliente – L’osteoporosi – Menopausa serena).

Prossimamente presenteranno alla Giornata torinese sull’osteoporosi una relazione dal titolo: “ Le indicazioni della densitometria ad ultrasuoni nella diagnostica dell’osteoporosi”.



Conclusioni



L’evoluzione tecnologica ha permesso di raggiungere nell’osteoporosi la diagnosi con strumenti sempre meno invasivi. La tecnica che utilizza gli ultrasuoni rappresenta una metodica equilibrata tra l’assenza di invasività e la precisione diagnostica.

Occorre considerare inoltre che in una malattia sociale come l’osteoporosi, proprio perché è una malattia con una elevata prevalenza, il valore dei costi è fondamentale nella gestione sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico.

Il densitometro ad ultrasuoni in questo senso rappresenta l’apparecchiatura più vantaggiosa dal punto di vista del bilancio costo-beneficio tanto da essere considerato da alcuni autorevoli studiosi lo strumento del futuro nello screening dell’osteoporosi.

I costi di esercizio e manutenzione sono bassissimi ed il costo iniziale contenuto. Questo si aggiunge alla semplicità nell’esecuzione dell’esame da parte di un singolo operatore (senza l’ausilio del personale infermieristico) ed alla mancanza assoluta di esposizione a radiazioni nei confronti di altre mineralometria.

L’apparecchiatura oltretutto è potenzialmente trasportabile, quindi l’esame può essere eseguito anche in strutture extraospedaliere (distretti, ambulatori periferici, struttura termale).



http://digilander.libero.it/ragusa/do.htm

domenica 23 agosto 2009

La vita artificiale scoperta da Venter ha un sapore molto finanziario...

[ 21 agosto 2009 ] Economia ecologica | Rifiuti e bonifiche


La vita artificiale scoperta da Venter ha un sapore molto finanziario...
Marcello Buiatti: «Il fine reale di queste mirabolanti operazioni è non tanto di guadagnare sul prodotto ma dalle operazioni che puoi fare sul mercato azionario e dalle royalty che derivano dall'avere i brevetti»


LIVORNO. L'ultimo scoop di Craig Venter, il biologo americano famoso alle cronache per aver anticipato di un soffio al progetto Genoma umano la sequenza del Dna, è stata pubblicata su Science e riguarda la creazione in laboratorio di un batterio su cui è stata trasferita l'intera sequenza cromosomica di un lievito.

Quindi su una cellula procariote , ovvero una priva di un nucleo ben definito e delimitato dalla membrana come quella di un batterio è stato trasferito il genoma di un eucariote, in questo caso un lievito, ovvero di un organismo (mono o pluricellulare) dotato di un nucleo delimitato da membrana e di altri organuli cellulari.

Come la solito si parla già di nuovi passi verso la vita artificiale e come al solito questa scoperta è destinata a far discutere, anche per le possibili applicazioni che potrebbe avere.

Ma a cosa serve davvero l'aver messo a punto un organismo di questo genere? Lo abbiamo chiesto a Marcello Buiatti, genetista di chiara fama internazionale.

«E' sicuramente una scoperta interessante da un punto di vista tecnico e scientifico, perché è una estensione della normale ingegneria genetica. Già si sapeva che se metti geni di un organismo in un altro organismo questi si esprimono nell'organismo che li ha ricevuti ed è una tecnica ampiamente usata nei batteri. Quindi è interessante per le tecniche usate ma non ha niente di sensazionale e soprattutto non si è creata la vita e quindi non c'è niente di mistico».

Si dice che questi batteri potranno servire per applicazioni importanti.
«L'ingegneria genetica sui batteri con funzioni importanti si fa già dagli anni '70 e dal 1985 si produce insulina attraverso l'introduzione del gene umano che ne è alla base su un batterio. Si sono avuti successi e buone applicazioni almeno in 20 o 30 casi, ma si tratta sempre di far produrre ad un batterio una proteina inserendo nel suo genoma il gene che sta alla base della sua produzione. Se vai a mettere più geni in un batterio non vedo quali possano essere le applicazioni imminenti, perché in questo caso il risultato non è la somma ma l'interazione che ne può scaturire e questa va conosciuta molto bene, così le interazioni che un batterio del genere potrebbe avere con gli altri organismi con i quali viene messo in contatto. E qui nasce il problema ambientale».

Quindi l'ipotesi di creare batteri che potrebbero servire per bonificare siti inquinati non è così semplice?
«Di batteri in natura capaci di disinquinare già ne esistono e vengono utilizzati, come nel caso della contaminazione da petrolio. Ma se immetti un nuovo organismo di cui non conosci le caratteristiche di interazione con l'ambiente circostante puoi operare uno stravolgimento peggiore di quello che cerchi di risolvere. Bisogna sapere le interazioni che questo può provocare con l'ecosistema in cui lo immetti, se può essere invasivo, se può stravolgere la catena trofica. E' una strada che è stata percorsa per ottenere le armi biologiche e non ha portato nulla di buono».

Ma allora quale può essere l'interesse per fare questo genere di ricerche?
«Oltre a quella di mettere a punto tecniche molto interessanti dal punto di vista scientifico e di studiare le interrelazioni tra procarioti ed eucarioti, che non mi sembrano però gli obiettivi prioritari di Craig Venter, che ho conosciuto e quindi lo posso dire, l'interesse è quello di ottenere brevetti e quotazioni su Nasdaq».

Quindi un interesse di natura finanziaria?
«Il fine reale di queste mirabolanti operazioni è infatti quello non tanto di guadagnare sul prodotto ma dalle operazioni che puoi fare sul mercato azionario e dalle royalty che derivano dall'avere i brevetti. Un'operazione come questa di brevetti può farne registrare almeno un centinaio e quindi ha un valore economico importante. Così come l'effetto mediatico ha l'effetto di far alzare i titoli azionari. Venter è molto bravo sia come tecnico che come finanziere. Il punto importante da evidenziare, in questo come in altri casi, è che quando metti a punto ricerche che non sono direttamente dannose, ma che hanno un alto valore simbolico da un punto di vista della finanza si continua a perpetrare un modello di finanziarizzazione dell'economia che ha mostrato in maniera evidente con l'ultima crisi globale che è un modello che non funziona e che andrebbe radicalmente cambiato».

Lucia Venturi

http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=673

martedì 4 agosto 2009

Asteroide grande quanto la Terra si schianta su Giove, la scoperta è di un astrofilo

Scienza

Asteroide grande quanto la Terra si schianta su Giove, la scoperta è di un astrofilo
22 luglio 2009. Un astronomo dilettante australiano di un villaggio a nord di Canberra ha fatto una rara scoperta due notti fa che ha elettrizzato gli scienziati della Nasa. Il programmatore di computer Anthony Wesley, di 44 anni, ha catturato con il suo telescopio da 37 cm montato in giardino immagini della zona di impatto di una massiccia cometa o asteroide, di dimensioni simili alla Terra, entrato in collisione con il pianeta Giove. "Mi ci è voluto del tempo per rendermi conto che una macchia scura che ruotava nelle nubi di Giove era in realtà l'impatto di una collisione, la prima ad essere vista dagli astronomi da quando la cometa Shoemaker si schiantò sul gigante gassoso nel 1994.
La scoperta è stata confermata dalla Nasa, l’agenzia spaziale statunitense, che ha potuto verificare la segnalazione avvalendosi di un potente telescopio a raggi infrarossi situato nelle Hawaii. Le immagini mostrano la zona dell’impatto, una "cicatrice" nera vicino al Polo Sud del pianeta, con gas visibili in immagini a infrarossi e detriti più a nord ovest.
Gli scienziati della Nasa sono al lavoro per studiare le immagini e condurre ulteriori osservazioni. “È molto singolare - ha commentato l’astronomo Glenn Orton della Nasa a capo delle osservazioni - che la scoperta sia avvenuta lunedì quando ricorreva sia l’anniversario dello sbarco sulla Luna che l’anniversario dell’impatto dei frammenti della cometa Shoemaker-Levy 9 sulla superficie di Giove”.

http://notizie.tiscali.it/articoli/scienza/09/07/astronomia_asteroide_su_giove_555.html

Come funziona la Ru486

31/7/2009 (13:23) - LA SCHEDA
Come funziona la Ru486
Ecco come funziona la Ru486, il farmaco che consente di interrompere la gravidanza senza sottoporsi ad intervento chirurgico, autorizzato ieri in Italia dal Cda dell’Aifa. È da premettere che ogni Paese in cui la pillola abortiva è commercializzata ha delle regole e delle scadenze precise: la Ru486 può infatti essere assunta entro un certo periodo di tempo, calcolato in settimane, che varia da nazione a nazione.

1) In Italia, accertato con un’ecografia che la gravidanza sia all’interno dell’utero e di un periodo inferiore a sette settimane, e completate le procedure della legge 194, il medico somministra il mifepristone. Questa molecola blocca i recettori del progesterone sulla mucosa e sulla muscolatura dell’utero, aumentandone l’eccitabilità e favorendo la dilatazione del collo. Nel 70% dei casi l’interruzione della gravidanza avviene entro le 4 ore dalla somministrazione del primo farmaco, nel restante 30% entro le 24 ore successive.

2) Trascorse 24-36 ore, viene somministrata una prostaglandina che induce contrazioni uterine ed espulsione dei tessuti embrionali. È prevista la permanenza della paziente per 3/4 ore in ospedale. Mel 70% dei casi l’espulsione del feto avviene entro le 4 ore. Il ricorso all’intervento chirurgico è necessario nel 2% dei casi.

3) Dopo circa 10/14 giorni la donna torna in ospedale per il controllo. L’Emea, nelle sue indicazioni, non prevede il ricovero.

http://www.lastampa.it:80/redazione/cmsSezioni/cronache/200907articoli/46024girata.asp

Romano: «Con la Ru486 aborto 10 volte più rischioso»

Romano: «Con la Ru486 aborto 10 volte più rischioso» / di Maria Lombardi

di Maria Lombardi
ROMA (1 agosto) - Contro la pillola abortiva c’è stato un attacco molto forte. Al di là dell’aspetto etico, quali sono le vostre critiche?
«Abbiamo delle serie perplessità sotto il profilo scientifico, procedurale, oltre che etico. Innanzitutto la pillola abortiva non può assolutamente essere considerata una semplificazione», spiega il professore Lucio Romano, ginecologo e copresidente dell’Associazione ”scienza e vita”.

Quali sono le perplessità scientifiche?
«In base ai dati di una vasta letteratura scientifica l’aborto chimico è 10 volte più rischioso di quello chirurgico, lo confermano anche recentissimi studi pubblicati su prestigiose riviste di settore. E’ stato evidenziato anche che c’è una difficoltà di monitorare le donne dopo l’assunzione del farmaco perché la maggior parte non si presenta ai controlli successivi. Senza contare poi che c’è una totale incompatibilità tra la pillola Ru486 e la legge sull’aborto».

In che cosa?
«L’articolo 8 della legge 194 prevede che l’interruzione di gravidanza avvenga all’interno dell’ospedale. E invece con la Ru486 accade che la donna, una volta assunto il farmaco, torni a casa e lì abortisca. Eppure ci sono due documenti del Consiglio superiore di Sanità, uno del marzo 2004 e un altro del dicembre 2005, che a proposito sono chiarissimi: l’aborto farmacologico ha una sicurezza equivalente a quello chirurgico solo a condizione che sia effettuato all’interno di un ospedale pubblico e che la donna resti ricoverata fino a interruzione di gravidanza avvenuta».

E invece cosa accade solitamente?
«Nella maggior parte dei casi, laddove la pillola è adottata, alla paziente viene somministrata la Ru 486 in day-hospital e poi l’espulsione dell’embrione avviene a casa a distanza di giorni. Nel 95-98% dei casi l’evento si verifica entro i 14 giorni. Impensabile che una paziente sia trattenuta in ospedale per un periodo così lungo. Ci dovranno essere dei protocolli che rendano la pillola abortiva compatibile con la legge 194. Comunque sia, con la Ru486 l’aborto è vissuto dalla paziente nella solitudine della sua casa, viene privatizzato e banalizzato. Si dimentica la complessità dell’evento, si trascurano le possibili reazioni emotive della donna che assiste all’espulsione. Inoltre l’aborto farmacologico va deciso entro il 49° giorno, non c’è tempo per ripensamenti».

Come vi opporrete alla decisione dell’Aifa?
«Ancora non lo sappiamo. Ci chiediamo però come mai non venga reso noto il parere del comitato scientifico dell’Aifa. Da quel che ne sappiamo nel corso del dibattito si è parlato molto della pericolosità della pillola».

http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=20503&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=